Il 12 ottobre 2023 è mancato Evaristo Peggion.
Evaristo è stato per me docente, mentore, collaboratore, collega e amico. In braccio a lui ho iniziato la mia avventura scientifica e la mia carriera accademica. Ha creduto in me e mi ha dato fiducia. E non solo a me, ma a molti altri. Henriette Molinari mi ha scritto: “A Evaristo sono molto riconoscente per avermi dato fiducia … tante volte e per il suo entusiasmo e voglia e capacità di credere sempre nella ricerca.”
He was a true renaissance man – così lo ha definito Charlie Deber, un altro amico e collega – a fine scientist and a man with a deep understanding of people and world affairs. Chi lo ha conosciuto non può dimenticare il suo sorriso e la sua risata. Chi gli è stato accanto ricorda la sua generosità e la sua ospitalità. Ha ricercato l’amicizia con tutti.
La sua passione per la ricerca era superata solamente da quella per la montagna. Molti di noi ricordano i congressi che ha organizzato a San Vito di Cadore, caratterizzati da un elevato tenore non solo scientifico, ma anche eno-gastronomico!
Il Prof. Evaristo Peggion si è laureato in Chimica a Padova nel 1959. Ha iniziato la sua attività lavorativa a porto Marghera presso l’allora SICEDISON, occupandosi della polimerizzazione del cloruro di vinile.
La sua carriera accademica è cominciata nel 1963 come Professore Incaricato di Chimica Macromolecolare. Tra il 1965 e il 1966 è stato Postdoctoral research fellow al Polymer Research Institute, Polytechnic Institute of Brooklyn, N.Y., USA. Nel 1967 ha ottenuto la libera docenza, e dal 1975 è stato professore ordinario all’Università degli Studi di Padova con la cattedra di Biopolimeri fino al suo pensionamento. È stato Visiting Professor al Chemistry Department, University of California at San Diego negli anni 1978-1979, al Max-Planck Institüt für Biochemie, Martinsried bei München, Germany nel 1979-1980, e presso la Harvard University Medical School, Harvard University, Boston, nel 1998. È stato anche Direttore del Dipartimento di Chimica Organica.
Provenendo dall’industria, portò in Ateneo le sue competenze sulla chimica dei polimeri e concentrò i suoi primi interessi di ricerca sulla polimerizzazione di N-Carbossi-anidridi di a-amminoacidi; questi polimeri negli anni ’60 rappresentavano modelli sintetici delle proteine studiabili dal punto di vista conformazionale. Nel gruppo del Prof. Scoffone, Evaristo fu colui che prese maggiormente a cuore gli aspetti conformazionali, e studiò la struttura secondaria di questi polimeri, prima utilizzando la Dispersione Ottica Rotatoria e quindi mediante una tecnica più moderna, il Dicroismo Circolare.
Nel 1966 il gruppo del Prof. Scoffone ottenne qui a Padova il primo grande successo della chimica italiana dei peptidi, sintetizzando il peptide S della RNAse A. Evaristo partecipò agli studi strutturali di interazione fra la RNAse S ed il peptide S, ma rimase focalizzato sui poli-a-amminoacidi per tutti gli anni ’70; ne descrisse le transizioni da random coil ad a-elica oppure a struttura b in diverse condizioni, e le interazioni con diversi ioni metallici.
Le visite a San Diego nel 1978 dall’amico Murray Goodman che aveva conosciuto a Brooklyn e subito dopo a Monaco, presso il laboratorio di Eric Wünsch, segnarono la transizione del suo interesse verso i peptidi. Per anni studiò le interazioni fra le gastrine e ioni bivalenti (Ca2+, Mg2+); indagò la conformazione di bradichinine, bombolitine ed altri peptidi bioattivi e anche peptidi modello, fino ad approdare all’argomento che lo occupò maggiormente fino al termine della sua carriera, l’ormone paratiroideo (PTH), che studiò con passione, principalmente in collaborazione con Michael Chorev ad Harvard. Era particolarmente interessato ad a-eliche anfipatiche e ad interazioni peptidi-membrane.
Il suo interesse per il Dicroismo Circolare lo spinse ad invitare a Padova, nel 1987, John Schellman, che di questa tecnica descrisse le basi teoriche, e a spingere perché gli fosse conferita la laurea Honoris Causa in Chimica. Oltre ad usare tecniche ottiche, fu un convinto promotore della risonanza magnetica nucleare: nel 1982, ad un congresso da lui organizzato a Galzignano, Kurt Wüthrich presentò per la prima volta le strategie di assegnazione dei segnali NMR di peptidi che gli valsero il premio Nobel. Evaristo mandò all’estero i suoi collaboratori, fra i quali il sottoscritto, per imparare l’NMR. Fu grazie alla sua lungimiranza e alla sua tenacia che nel 1987 il Centro di Studio sui Biopolimeri del CNR di Padova acquistò l’NMR a 400 MHz con il quale iniziarono gli esperimenti bidimensionali ed eteronucleari e anche gli studi su proteine.
Grazie Evaristo! Grazie per il tuo esempio di scienziato e di uomo. Grazie per il tuo entusiasmo e la tua ironia. Grazie per la tua giovialità e la tua sincerità.
So long, friend!
Stefano Mammi